Il restauro e la valorizzazione funzionale dell’ex Casa del Fascio di Barbarano Vicentino prende avvio da un programma di valorizzazione approvato dal MiBact e dal Demanio dello Stato. L’intervento di restauro ha previsto il ripristino dell’assetto figurativo originario, la conservazione degli elementi decorativi rimasti (pavimenti, scala interna, portone d’ingresso, iscrizioni, ecc) perseguendo gli obiettivi di ottimizzazione degli spazi, aumento dell’efficienza, riqualificazione di un’area urbana centrale.
L’immobile ha un impianto rettangolare bipartito, leggermente assimetrico, preceduto da un ampio ingresso con due sale laterali. Si sviluppa su due piani collegati da una scala sovrastata dall’originale torre Littoria, alta circa 26 m ma parzialmente demolita durante i lavori di riadattamento realizzati nei primi anni ’50 del secolo scorso. La destinazione d’uso è rimasta a uso pubblico divenendo sede del Consiglio del neonato Comune di Barbarano Mossano (17/02/2018).
La Casa del Fascio di Barbarano è collocata lungo via IV Novembre, non distante dal centro cittadino, e condivideva il cortile recintato con le ex scuole ubicate in un edificio d’inizio ‘900 posto perpendicolare e verso nord.
La Casa ha una pianta rettangolare e si sviluppa su due piani, collegati da una scala che originariamente era sovrastata dalla Torre Littoria.
La torre fu demolita nella parte superiore alla copertura in seguito ai lavori di ristrutturazione avvenuti nel dopoguerra, che modificarono in modo consistente tutto l’edificio.
Notizie sulla costruzione dell’ex Casa del Fascio sono state molto difficili da recuperare.
Notevole è stato il contributo del prof. Giuliano Gambin, che occupandosi delle ricerche storiche per la stesura di un volume relativo alla storia di Barbarano nel ‘900, ha approfondito l’argomento su quotidiani dell’epoca, mentre il prof. Antonio Pozza, che ha fornito raro il materiale fotografico originale. Le prime sottoscrizioni per la “costruenda Casa del Fascio” iniziarono nel novembre 1933 ma l’immobile venne inaugurato solo il 31 maggio 1936. Accatastata nel dicembre 1939, nel luglio 1944 la Casa del Fascio risulta riclassata e di proprietà del Demanio: infatti, a seguito della liberazione di Roma da parte degli Alleati, tutti gli immobili del PNF divengono di proprietà demaniale.
Nell’aprile del 1945, nei giorni della liberazione dei comuni vicentini, la Casa del Fascio e la vicina scuola, divenute magazzini delle truppe tedesche in ritirata, vennero incendiate dagli stessi militari in fuga.
I lavori iniziati nel secondo dopoguerra causarono importanti cambiamenti alla ex Casa del Fascio.
I più rilevanti furono per l’esterno: il parziale abbattimento della Torre Littoria, il rifacimento della copertura con una elevata pendenza, l’eliminazione delle pensiline esterne e il frazionamento delle finestre a nastro e delle vetrate a piano terra. All’interno invece venne inserito un solaio nell’ambiente a doppia altezza e tutti gli spazi vengono frazionati in piccoli ambienti. La nuova destinazione d’uso sarà Caserma della Guardia di Finanza. In realtà, il Prefetto, a lavori quasi ultimati informò il Sindaco di allora che la Caserma sarà insediata a Noventa Vicentina. A nulla valse il disappunto del primo cittadino di Barbarano. I nuovi ambienti divennero quindi uffici dell’agenzia delle entrate, del catasto, di associazioni locali.
Resta l’ingresso principale su via IV Novembre, che reca un doppio strato di pittura sovrapposto risalente agli anni ‘30.
L’Amministrazione Comunale nel 2012 chiede il trasferimento dell’ex Casa del Fascio dal Demanio in base a quanto previsto dal “Federalismo demaniale”, con un programma di restauro e valorizzazione, dopo 20 anni di abbandono.
Il progetto di restauro e riqualificazione funzionale ha considerato diversi aspetti, concertati con gli enti coinvolti (Comune, Demanio, Ministero per i Beni e le Attività Culturali):
- conservazione e valorizzazione delle strutture storiche esistenti;
- compatibilità d’uso;
- flessibilità di fruizione;
- miglioramento sismico.
Si è deciso di destinare l’edificio a «Casa della Cultura», un luogo dove ospitare funzioni pubbliche di vario genere:
- sale espositive;
- uffici;
- sedi di associazioni;
- sale riunioni/conferenze.
È stato necessario anche dotare l’edificio di adeguati servizi igienici e tecnologici, oltre che di percorsi fruibili da tutti i tipi di utenti.
Il restauro dei materiali, tutti locali, ha riportato l’edificio all’aspetto originario. I colori delle tinte esterne sono stati rinvenuti in fase di progetto o in fase di cantiere.
Per quanto è stato possibile, sono stati riproposti l’ordine e la linearità architettonica propri dell’assetto figurativo originario, restaurando gli elementi rimasti in opera (portale, cornici, pavimenti, scala, terrazza, parapetti, infissi), eliminando molti elementi incompatibili e alcune partizioni introdotte negli anni ‘50. I fori porta e finestra sono stati riportati alle posizioni e dimensioni originarie, ricollocando una delle due pensiline lungo il fronte su piazza.
I restauratori sono intervenuti con pulitura, risanamento, consolidamento di intonaci, elementi lapidei e metallici. Sulla torre, sotto la rasatura grezza coperta di licheni, sono stati rinvenuti due strati di colore a calce e sabbia, uno rosso veneto più recente (anni ‘50) e uno terra gialla precedente (anni ‘30). Con particolare attenzione è stata trattata la scritta in quattro strati sopra il portale principale.
Negli ambienti a nord è stata posizionata una nuova scala, per rispondere alle norme antincendio e per permettere un eventuale ingresso indipendente. I solai e le murature sono stati consolidati, è stata inserita una piattaforma elevatrice e sono stati realizzati gli impianti tecnologici adeguati ad un uso pubblico attuale e flessibile.
L’intervento è stato coperto con finanziamento statale da parte del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti con il programma “6000 Campanili”.







Consolidamento del solaio 1956
Consolidamento del solaio 1939
